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Guida di Capo Verde Informazioni Generali Uns
nformasom |
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- foto di Tiziano e Patrizia -
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Invito - Introduzione Siamo fermamente convinti che sia
agevole organizzarsi un viaggio a Capo Verde, in maniera
autonoma, al di fuori da ogni pacchetto organizzato. Siamo
altresì certi che anche una vacanza in Villaggio Turistico,
una di quelle proposte da chi considera Capo Verde unicamente
Sal e Boavista (dimenticando le isole più belle: le altre
sette) per intenderci, possa diventare un'esperienza positiva
sottraendosi appena dai vincoli e dalla logica del "all
inclusive - ma chiedeteci qualsiasi cosa extra che Vi
roviniamo". Vi invitiamo, pertanto, quando organizzerete il
Vostro viaggio o comunque, prima di partire, a contattarci per
informazioni e consigli gratuiti e disinteressati. Crediamo
di poterVi essere utili. Anna e Alberto cvfaidate@cvfaidate.com
Geografia - Geologia - Mito -
Storia
Geografia Situate nell'emisfero nord,
tra il Tropico del Cancro e l'Equatore, precisamente tra il
parallelo 14.25 e quello 17.15, le Isole del Capo Verde
comprendono dieci isole (di cui nove abitate) e una manciata
di isolotti. Il fuso orario ( long. Ovest tra 22.50 e
25.25) attribuisce a queste isole due ore in meno dell'Italia (tre in
meno quando in Italia c'è l'ora legale). Si trovano a circa
450 chilometri dalle coste africane (Senegal) e quasi
equidistanti tra Europa e Brasile. La posizione geografica
ha fatto di queste isole un autentico crocevia di navigazioni,
commercio, culture. Le isole sono normalmente classificate
dai geografi in due gruppi: le Barlavento
(sopravento) e le Sotavento. Tale distinzione lascia ritenere a qualcuno che le une siano più ventose delle altre. Non è così.
I termini Barlavento e Sotavento, di origine marinaresca, indicano unicamente la posizione che devono tenere le vele nell'andatura "di bolina"
(controvento).
Il riferimento è
agli Alisei, venti che spirano costantemente
da nord-est.
La superficie complessiva dell'arcipelago è di
4033 kmq. La popolazione è di 434.812 anime. La densità per
kmq: 107 abitanti (censo 2000).
Geologia L'origine geologica è
sicuramente, ed evidentemente, vulcanica benché le tre isole
più vicine all'Africa (Boavista, Sal, Maio), sottoposte
all'erosione della sabbia sahariana, abbiano mutato nel tempo
le loro caratteristiche e siano diventate piatte, sabbiose,
con le coste arrotondate e quasi assolutamente prive di
vegetazione. Resti di vulcani spenti, colate laviche, crateri
parzialmente crollati e intensamente coltivati si trovano in
quasi tutte le altre isole. Rimane attivo (ultima eruzione nel
1995) unicamente il Pico di Fogo che si staglia sul mare da
2829 metri di altitudine. Potremmo, a questo punto,
scomodare scienziati illustri, parlare della teoria della
deriva dei continenti, riferire degli studi sui fondali e
sulle rocce rinvenute alle varie profondità. Noi,
viaggiatori e un po' sognatori, preferiamo credere
all'improbabile mito di Atlantide e alla
Macaronesia, invenzione recente che raggruppa
tutte quelle che sarebbero le terre, rimaste emerse,
dell'antico Continente scomparso (Azzorre, Madeira, Canarie e
Capo Verde).
Mito
Fu veramente il Padreterno che,
scrollandosi le mani dopo aver fatto il mondo, sparse in mare
le briciole di terra che formano l'arcipelago di Capo
Verde? Sono le Esperidi nominate da Annone nel suo
periplo? Si tratta delle terre, rimaste emerse, della
mitica Atlantide? Di chi sono le indecifrabili iscrizioni
di Ribeira da Prata (S.Nicolau) se, quando vennero scoperte,
le isole erano deserte? Perché le Canarie erano abitate e
Capo Verde no? Gli Arabi andavano a prendere il sale nelle
isole? Gli scopritori e i donatari agli ordini di Enrico il
Navigatore erano Templari dell'Ordine di Cristo? ...Le
domande sono molte ed altre ne potremmo aggiungere... Sul
fatto che sia stato il Padreterno a creare le isole siamo
disposti a giurare sino a prova contraria. Che siano le
Esperidi del famoso Periplo di Annone appare quasi certo. Si
tratta però di verificare che Annone, il famoso periplo, lo
abbia effettivamente fatto e che non si trattasse di un
ciarlatano. Eravamo verso la fine del V secolo a.c. quando
Annone Cartaginese armò sessanta navi con tremila uomini di
equipaggio. Si trattava di imbarcazioni a remi: ognuna ne
aveva cinquanta, donde il nome di "pentecontere". Arrivò, dice
lui, sino alle coste della Guinea. Un'impresa inconcepibile
con i mezzi dell'epoca! Di Atlantide ci sentiamo di
ammettere l'esistenza e crediamo che sia assolutamente
contestabile il fatto, ormai accettato da molti, che il
"continente scomparso" si trovasse nel Mediterraneo
(Santorini!). Più probabile, dando credito a Platone, che
mischia sentito dire con leggende, che Atlantide fosse in
Atlantico.Gli stessi geologi hanno poi, ora confermato ora
contraddetto, l'ipotesi con le loro analisi del fondo
oceanico. I fondali, spesso di oltre mille metri, che le
separano dall'Africa fanno ritenere che le isole di Capo Verde
(assieme alle Canarie, a Madera e alle Azzorre) facessero
parte di un altro continente di cui, a seguito di fenomeni
sismici immani, non rimangono che le punte più elevate. Il
fatto che le Canarie fossero abitate dai Guanci, una
popolazione di presumibile origine africana presto decimata, e
che l'arcipelago di Capo Verde fosse disabitato, ancora
all'epoca della scoperta ufficiale (1460), ha suscitato giusti
dubbi e polemiche che non hanno portato a conclusioni
plausibili. Appare improbabile, data la vicinanza, che, spinti
anche dalle guerre tribali ricorrenti, Jalofos, Sereres,
Lebus, Fulupes, Papeis, Bijagos (per usare i nomi dell'epoca),
profughi o pescatori del vicino continente, non siano
approdati a Capo Verde. Quasi certo è, invece, che gli
arabi conoscessero le isole (almeno un paio) e ci andassero
regolarmente ad approvvigionarsi di sale. Lo storico
portoghese Jaime Cortesao riferisce che, nel XV secolo, una
carta araba già segnalava due isole, al largo del Senegal,
indicandole con il nome di Aulil o Ulil. Tra le domande che
ci siamo posti l'unica a cui possiamo rispondere con certezza
è quella che pone il problema se il Principe Enrico (Infante
Dom Henrique) detto il Navigatore (1394-1460) e molti degli
scopritori di nuove terre al suo servizio fossero o no
Cavalieri dell'Ordine di Cristo. La risposta è affermativa
ed è suffragata da documenti storici. Enrico il Navigatore fu
dal 1420, e sino alla morte, il Gran Maestro dell'Ordine di
Cristo (Ordo Militiae Jesus Christi) nato nel 1319 sulle
ceneri dei Templari. Non è escluso, poi, che anche il
finanziamento delle spedizioni, prima che intervenissero
interessi mercantili, sia stato supportato dall'Ordine che
aveva disponibilità e mezzi in abbondanza. Il simbolo della
croce dell'Ordine compare costantemente sulle vele lusitane
dell'epoca (i diritti dello Sponsor!). Se poi nel Mito
comprendiamo anche tutto ciò che non è Storia Ufficiale,
allora dovremo raccontare le infinite diatribe sulla
scoperta… Sono in gran parte italiani coloro che si
distinguono nelle avventurose navigazioni dell'epoca. Tocca
a Niccoloso da Recco (già allora per incarico della Corona
portoghese) iniziare la riscoperta di questa parte di mondo
(1341, Canarie). Pare che sia stato il veneziano Alvise
Cadamosto (o Cà da Mosto) il primo ad avvistare, nel 1455,
l'arcipelago di Capo Verde. Ma siamo, ancora, nel campo delle
ipotesi, suffragate (e non) da testi e notizie
contraddittorie. È solo a questo punto che si entra nella
Storia Ufficiale con la spedizione di Antonio da Noli e di
Diogo Gomes e la presa di possesso delle isole in nome della
Corona portoghese (1460).
Storia · 1460-1462 Scoperta delle
prime isole, disabitate, da parte dei Portoghesi (Antonio da
Noli, Diogo Gomes); · 1461-1462 Inizia il popolamento
dell'isola di Santiago, assegnata in parte ad Antonio da Noli
(Ribeira Grande - Cidade Velha) e in parte a Diogo Alfonso
(Alcatrazes: vicino all'attuale Praia Baixo); · 1513 Inizia
il graduale abbandono di Alcatrazes. I suoi abitanti si
trasferiscono, in gran parte, a Ribeira Grande; · 1461-1712
Ribeira Grande diventa il principale centro di smistamento
portoghese per gli schiavi "prelevati" dalle coste
africane; · 1652-1712 La Capitale viene spostata a Vila da
Praia a causa della insalubrità di Ribeira Grande e dei
continui attacchi dei pirati; · 1747 Primo drammatico
periodo di siccità a cui ne seguono altri ad intervalli di
tempo sempre più ristretti. Si calcola che morì il 44% della
popolazione tra il 1773 e il 1776, il 42% tra il 1830 e il
1833 e il 40% tra il 1863 e il 1866; · 1878 Anche il
Portogallo abolisce la schiavitù ma, a parte la fine del
traffico, la popolazione delle isole, che ha ormai una propria
identità e lingua, non trae alcun vantaggio in termini
sociali. La colonizzazione portoghese continua con il pugno di
ferro e l'unica alternativa alla fame è l'emigrazione
volontaria (verso USA e Europa) o agevolata ("contratados"
verso le altre colonie: Sao Tomé, Angola). I periodi di
siccità e carestia sono sempre più ricorrenti e la popolazione
viene ripetutamente decimata; · 1924 In Guinea Bissau, da
genitori capoverdiani, nasce Amilcar Cabral che condurrà la
lotta per l'indipendenza di Capo Verde e della Guinea Bissau.
La guerra, sostenuta da Algeria e Cuba, si svolge interamente
sul continente risparmiando le isole di Capo Verde che,
peraltro, forniscono numerosi uomini alla causa. Storia
recente. Stato e politica. · 1975 Indipendenza dal Portogallo
(che nel '74 aveva visto la rivolta dei Capitani al regime di
Salazar) . Il PAICV (di ispirazione comunista, erede del
PAIGCV che ha gestito l'opposizione alla potenza coloniale)
prende il potere; · 1991 Dopo quindici anni, prime elezioni
libere dopo l'indipendenza. Vince l'MPD, di ispirazione
liberale che apre Cabo Verde ai capitali e alla speculazione
degli investitori stranieri; · 1996 Vince ancora l'MPD che
governa abbastanza bene per ancora tre anni. Negli ultimi due
anni del mandato, forse paventando un cambio di governo alle
elezioni successive, commette un sacco di "errori" svendendo
il paese agli stranieri (tramite privatizzazioni selvagge) e
permettendo l'arricchimento indebito di una piccola minoranza
della popolazione (governanti, finanzieri, burocrati); ·
2001 Cambio della guardia. Vince effettivamente il PAICV per
un pugno di voti; · 2003 E' presto per valutare l'operato
del nuovo governo che deve comunque fare i conti con le
finanze dello Stato esauste, una Cooperazione Internazionale
scettica (e sempre meno incline a fornire aiuti di cui non può
controllare la destinazione). La sensazione è quella di un
governo che cerca di contrastare l'opposizione controllando la
stampa e l'informazione, barcamenandosi tra internazionalismo
e orgoglio capoverdiano. · 2004 Gli indicatori
macroeconomici (fortemente condizionati dalle rimesse degli
emigrati) obbligheranno, entro l'anno, Capo Verde a lasciare
l'appartenenza alla categoria dei PMA (Paesi meno avanzati)
per passare a quella dei PVS (paesi in via di sviluppo). Senza
più finanziamenti a fondo perduto Capo Verde dovrà contare
solo sulle proprie forze. Una sfida difficile… forse
impossibile.
. 2006 Le elezioni premiano nuovamente il
PAICV che risulta senz'altro meglio inserito tra le fasce della popolazione più povera.
Il settore turistico,è in grande espansione, più che per meriti propri, per demerito (derivante da insicurezza) delle
località turistiche di altri paesi tropicali.
Natura - Flora - Fauna
Natura
Spiagge, profonde valli (ribeiras), montagne. Capo Verde ha tutto: sparso sulle
isole alla rinfusa.
Le Isole del Capo Verde non hanno mai avuto una vegetazione lussureggiante. Il
suo nome proviene da quello della punta di terra africana di fronte a Boavista
(Capo Verde).
Già Cristoforo Colombo, nel 1498, definiva queste terre "sterili e inospitali"
Benché mancassero le piante ad alto fusto avevano, però, una loro vegetazione
che doveva scomparire quasi totalmente sotto l'incalzare delle siccità e del
lavoro umano, intento a sottrarre alla natura terre coltivabili.
Le monoculture imposte dalla colonizzazione completarono l'opera e, già nel 1832,
è Charles Darwin che approdando qui dichiara, bontà sua, che "sì, sono sterili
e inospitali" ma "ogni tipo di vegetazione rovinerebbe la grandiosità dei paesaggi".
Oggi le piogge (anzi la loro assenza) sono le vere padrone della natura capoverdiana.
In teoria, come in tutti i paesi tropicali, si distingue una stagione secca e una
stagione delle piogge.
A Capo Verde questa distinzione è unicamente una speranza. Se è vero che da novembre
a luglio esiste una stagione secca, non è altrettanto certo che piova negli
altri mesi.
La letteratura capoverdiana abbonda di episodi in cui la gente attende le "azaguas"
(le piogge), col naso proteso verso il cielo, e vede gonfiarsi le nuvole che, in un
giuoco perfido, finiscono per scaricarsi in mare.
Flora
Le specie endemiche rimaste sono meno di un centinaio.
Tra le specie arboree : il dragoeiro (dracena draco) , la tamareira capoverdiana
(phoenix atlantica), la tarrafa (tamarix senegalensis), l'espinheiro branco (
acacia albida),
il tortolho (euphorbia tuckeyana) e il marmulano (sideroxylon marginata).
Dopo il 1975, con l'aiuto della Cooperazione Internazionale, Capo Verde ha iniziato
un'operazione di rimboschimento per il recupero del suolo, utilizzando un'acacia,
di origine americana, con elevata resistenza alla siccità prolungata.
Fauna
Diciamo subito, a beneficio dei turisti, che a Capo Verde non esistono né
animali feroci né serpenti di alcun genere.
Abbastanza povera la fauna terrestre in genere.
Della quarantina di specie endemiche una gran parte è costituita dagli uccelli
che vivono, per lo più, sugli isolotti disabitati. Fra questi: il guincho
(pandion haliaetus), la tchota de cana (acrocephalus brevipennis), l'allodola di Razo
(alauda Razae), il rabil (fregata magneficens), il gon gon (pterodroma feae),
la passarinha (halcyon leucocephala).
I rettili annoverano una grande varietà di innocui gechi.
Unico ragno tossico, ma non velenoso né mortale, è il rarissimo nephila senegalensis.
A Santiago, soprattutto nell'interno ma non solo, vive una piccola scimmia, il macaco
di mato (cercopithecus aethiops).
Ricca, invece, la fauna marina, favorita dalle correnti favorevoli e dall'assenza
di piattaforma continentale. Curiosamente a Capo Verde troverete sia specie tropicali
che mediterranee: tonni, barracuda, dorados, pesci serra, murene, dentici, garopas,
chicharros, sgombri, bonitos, marlin blu, squali, ecc.
Numerosi i crostacei: aragoste, granchi, cicale marine e i molluschi: conchiglie, polipi,
totani.
Tra i mammiferi: i delfini, le orche, le megattere.
Da non dimenticare infine le tartarughe marine che vengono a depositare le loro uova sulle
tranquille spiagge capoverdiane (soprattutto Boavista e Maio). Ce ne sono di varietà
diverse: la più comune è la caretta-caretta.
Religione - Società - Economia
Religione
Tra l'85 e il 90% della popolazione è cattolica. Il restante viene suddiviso tra i
protestanti (la maggior parte) e le sette di ispirazione sincretica. Scarsa la
presenza di musulmani.
Furono i Francescani i primi ad arrivare, qualche anno dopo la scoperta. Seguirono i
Gesuiti circa 150 anni dopo. Nel XX secolo i Salesiani e, soprattutto, i Cappuccini,
ancora oggi presenti in tutte le isole.
Negli ultimi anni il Cattolicesimo pare perdere terreno nei confronti degli altri movimenti
di ispirazione cristiana. Non ci è dato sapere se ciò sia dovuto ad uno scollamento sociale o
alla compromissione politica del clero. Il dato certo è che prendono sempre più piede movimenti
religiosi prima inesistenti a Capo Verde (Igreja do Nazareno, Avventisti del Settimo Giorno, Mormoni,
Igreja dos Vencedores, Testimoni di Geova, United House of Prayer, Templo Maior, Racionalismo Cristiano ecc).
Nessun fondamentalismo e conflitto religioso ha mai fatto la propria apparizione a Capo Verde.
La tolleranza religiosa è assoluta.
Società
Il popolo capoverdiano è un popolo pacifico. Capo Verde non ha mai visto un conflitto armato sul
proprio territorio (a parte sporadiche e territorialmente contenute insurrezioni popolari). Anche
la guerra di liberazione si è svolta integralmente sul territorio dell'attuale Guinea Bissau.
L'eroe popolare di cui i capoverdiani vanno giustamente fieri, Amilcar Cabral, era nato in Guinea
Bissau seppure da genitori capoverdiani. E in Guinea Bissau è morto, ucciso da un suo amico di partito,
secondo i canoni della più bieca opportunità politica.
Poiché, quando sbarcarono i portoghesi, le isole erano completamente disabitate
la nascita della popolazione creola si può datare intorno al 1462.
Bianchi provenienti dal Portogallo, e schiavi neri provenienti dall'Africa misturarono le loro razze.
Naviganti, avventurieri, commercianti, ebrei, prostitute, galeotti, schiavi e uomini
liberi trovarono in queste terre un luogo in cui dovevano necessariamente convivere.
La lingua Creola (Kriolu) nacque dalla necessità di comunicare fra questa gente di provenienza
e classe sociale eterogenea. Una sorta di dialetto con parole prese in prestito alle lingue
d'origine e subito storpiate a seconda dell'etimo di base di ciascuno.
Passato il periodo della schiavitù, con il carico di disperazione e morte che trascinò con sé,
le isole, poco produttive per la madrepatria, furono abbandonate a se stesse.
Continuarono, incalzanti, i lunghi e ripetuti periodi di carestia e di fame, principalmente dovuti
alla ricorrente siccità (quando la causa non erano cavallette e malattie). Si calcola che
tra il 1583 e i primi decenni del '900 la popolazione sia stata più volte decimata, con punte sino
al 40% negli ultimi anni dell''800.
E' il periodo delle prime migrazioni di massa, verso l'Europa ma, soprattutto, verso gli Stati Uniti.
Le baleniere nordamericane trovano conveniente assoldare personale capoverdiano (abile, forte e a buon prezzo)
per i loro equipaggi.
Nei primi decenni del secolo scorso assistiamo al fenomeno dei "contratados". Il governo portoghese assolda
gran parte della popolazione, disperata per fame, con "contratti truffa" e la spedisce a lavorare in altre
colonie (S. Tomé e Angola) dove, in ragione del clima insalubre, molti trovano la morte.
Ma il fenomeno dell'emigrazione non si placa. Prima sono gli uomini a partire, lasciando vecchi, donne
e bambini ad attendere in patria. Più tardi anche le donne partono (per lo più verso l'Europa) e concetti come
"téra lonji" (terra lontana), "fora" (l'estero), "sodadi" (nostalgia)
e "morabeza" (intraducibile) diventeranno
a pieno titolo patrimonio della lingua, della cultura e della letteratura capoverdiana.
Il termine "morabeza", che abbiamo dichiarato intraducibile in italiano, può essere spiegato facendo ricorso
a quell'innamorato di Capo Verde che è il professor Alberto Sobrero:" ...è l'amore per la propria terra, la nostalgia
, l'immagine, il ricordo, quel che si porta dentro del proprio passato capoverdiano. Il ricordo della giovinezza,
della sofferenza, della gioia di tornare a casa ogni sera. La nostalgia del rumore del mare, la risata a scuola, la
paura di emigrare, la decisione, la speranza di guadagnare, di mandare i soldi a casa, di tornare.
Non si prova morabeza per un paesaggio o per un volto: quello è piuttosto il ricordo.
Morabeza è il sentimento che quel ricordo suscita, anche quando, dopo anni di emigrazione, il ricordo è
ormai tanto lontano. Si emigra con morabeza e morabeza è la certezza di un'isola lontana, in qualche
parte dell'oceano."
Oggi, si calcola che i capoverdiani che vivono all'estero siano più del doppio di quelli che vivono
nell'arcipelago.
Famiglia Due parole meritano i costumi sociali e l'organizzazione famigliare di Capo Verde.
A Capo Verde non esiste la famiglia come la intendiamo noi o, almeno, è molto rara.
Non è solo, ma anche, il fenomeno dell'emigrazione che ne ha minato le fondamenta. I principi cattolici,
il sacramento del matrimonio, la pudicizia e l'astinenza sono stati sempre interpretati, dai Capoverdiani, in
chiave decisamente tollerante e autonoma.
Troverete famiglie completamente composte da donne e bambini (nonne, zie, madri e figli), prodotto
sì dell'emigrazione ma anche dell'elevata irresponsabilità maschile.
Nonostante tutto, e comunque, questo tipo di società sopravvive grazie al forte senso di
coesione e solidarietà che il nucleo femminile sa trovare nella vita di tutti i giorni.
Troverete donne al lavoro al mercato, nelle campagne, nelle case. Le vedrete fare lunghe
code in attesa dell'acqua, trasportare ogni sorta di mercanzia sulla testa. Sono loro il
vero motore della società capoverdiana.
Capo Verde è un paese di giovani. L'età media della popolazione è di 28 anni. Il 41% ha meno
di 14 anni. La media di figli per donna fertile era 5 nel 2000 ed è scesa a 2,9 nel 2006 (nettamente al di sotto delle medie africane).
Oltre il 70% sono mulatti, il 28% neri africani, meno dell'1% bianchi europei.
Quasi irrilevante sino a qualche anno fà, il fenomeno droga (qualche spinello nelle grandi città) è in lento ma costante aumento, importato con
la "civiltà", il "progresso" e il turismo. Basso l'indice di AIDS.
In crescendo anche l'alcolismo (soprattutto birra e grogue) da fine settimana.
Nessun rischio per la sicurezza personale. Da usare cautela solo di notte, in luoghi isolati o poco illuminati,
a S.Maria (Sal), Praia (Santiago) e Mindelo (S.Vicente).
Capo Verde è una repubblica di tipo parlamentare, unicamerale e multipartitica a partire dal 1991.
Il governo è presieduto da un Presidente del Consiglio (che è il Presidente del Partito che vince le elezioni).
Il Presidente della Repubblica è eletto a suffragio universale ma ha funzioni puramente rappresentative.
Notevoli le disparità sociali tra i capoverdiani. Assieme ad una classe di politici, burocrati e
commercianti con i privilegi dovuti al loro status, e individuabili soprattutto dal fatto che
circolano con costose vetture e abitano case di standard europeo (probabilmente non più del 3 - 5%),
convive una popolazione ai limiti dell'indigenza.
Senza scomodare concetti che spesso risultano astratti, come quello di "soglia di povertà",
possiamo affermare che il problema condiviso dalla stragrande maggioranza dei capoverdiani
è quello della sopravvivenza. Una povertà sempre accettata come trascendente
("si Deus kiser" = se Dio vuole) che non si trasforma mai in disperazione.
Economia
Capo Verde non ha risorse minerarie e forestali. Non produce quasi nulla
che possa essere esportato.
Agricoltura. Negli anni favorevoli, quelli in cui cade un po' più di pioggia
(rari), riesce a produrre solo il 10% del proprio fabbisogno di mais
(alimento principe della dieta capoverdiana).
La classificazione divide le terre coltivabili in:
-regadio: quelle che hanno possibilità, più o meno elevata, di irrigazione
tutto l'anno. Di solito questi terreni (che costituiscono circa il 10% del totale)
si trovano in fondo o ai margini di vallate e risultano evidenti all'occhio del
viaggiatore per il verde accecante dei manghi, dei banani, delle canne, delle
palme da cocco o da dattero e degli ortaggi.
-sequeiro: quelle che hanno l'acqua da due a quattro mesi all'anno. Più o
meno abbondante, a volte del tutto assente per più anni, la pioggia condiziona
pesantemente la vita dei capoverdiani più poveri.
Meno del 2% della popolazione è dedita all'agricoltura.
Pesca. In tale situazione, per molta gente, l'unica alternativa è la pesca.
Il mare, ricchissimo, dà cibo a molti e crea un minimo di commercio di sussistenza.
Non pensate però a grandi flotte organizzate di pescherecci. Il capoverdiano, normalmente,
pesca con la sua barchetta (poco più grande di una canoa) quasi sempre a remi.
Una pesca costiera che riesce a consentirgli il pasto famigliare.
Lo sfruttamento intensivo del mare patrio il governo lo riserva a giapponesi ed europei
a cui chiede contropartite in denaro.
Allevamento. Qualche capra, qualche maiale, qualche pollo, pochissimi bovini.
Allevare bestiame a Capo Verde costa ben più che importare carne e uova dal
Brasile o dall'Europa. Cosa che avviene regolarmente.
Commercio. Poco inclini al commercio, i capovediani, non hanno mai avuto questa
prerogativa prettamente africana (difficile la contrattazione del prezzo).
In compenso siamo ben distanti da una politica di prezzi fissi o mediamente definiti.
Il rapporto tra acquirente e venditore è raramente cordiale. Più spesso si assiste
ad un vero e proprio antagonismo preconcetto.
Recentemente si stanno inserendo in questo settore i cinesi con merce, anche di provenienza
dubbia, di basso prezzo e qualità.
Industria. Ben poca cosa. Distillazione del grogue (distillato di canna) e produzione di vino (Fogo), quasi
unicamente per il consumo interno, una fabbrica di birra e bibite, edilizia e turismo.
Recentemente ha ripreso a funzionare una fabbrica di tonno in scatola per l'esportazione
(ferma da anni in quanto non in regola con le norme UE).
L'edilizia sta conoscendo un grande sviluppo nella capitale. Sia quella autorizzata,
a richiesta dei nuovi ricchi ed degli emigranti che ritornano in patria a godersi la pensione,
che quella abusiva, spinta soprattutto dall'inurbamento selvaggio.
Il turismo influisce sul PIL (Prodotto Interno Lordo) di Capo Verde per oltre il 10%.
Ad un aumento delle presenze turistiche non corrisponde un analogo flusso di denaro.
Il turista italiano paga, in Italia, tour operators italiani. Ai Capoverdiani resta
solo da fare da manodopera, sottopagata, nelle strutture.
Rimesse emigranti. Costituiscono, con circa un quarto del PIL, la vera "ricchezza" del
Paese, assieme agli aiuti umanitari. I Capoverdiani all'estero sono, certamente, più
del doppio di quelli che vivono in patria.
Le restrizioni all'immigrazione introdotte dai paesi industrializzati hanno frenato il
flusso negli ultimi anni. Resta da chiedersi se la seconda, la terza, la quarta
generazione di emigrati all'estero continuerà ad inviare denaro alle famiglie a
Capo Verde. Ci permettiamo di dubitarne e… se questo fiume di denaro cesserà di
scorrere… i problemi cresceranno…
Economia del bidone. Non tutto quello che proviene dagli emigranti passa attraverso
i normali canali finanziari.
Molta merce (soprattutto vestiario nuovo ed usato, ma non solo) viene inviata in
bidoni (una volta metallici, oggi sempre più in plastica) e messa informalmente
sul mercato generando una economia povera più accessibile alla popolazione.
Gli emigrati che ritornano periodicamente portano (oltre a denaro) ogni tipo di
mercanzia e regali. Sia per una sorta di altruismo nei confronti di parenti ed
amici, sia per dimostrare di aver fatto fortuna, di aver raggiunto, all'estero,
la prosperità desiderata.
Cooperazione e Aiuti Umanitari. Capo Verde è uno dei paesi più "aiutati" del mondo.
Al tempo della "Politica dei Blocchi" erano Sovietici ed Americani a contendersi, a
colpi di aiuti e finanziamenti a fondo perso, i favori dell'arcipelago situato in
posizione strategica.
Dopo il crollo dell'Unione Sovietica il ruolo di co-finanziatore è stato assunto dai
paesi europei.
Aiuti e prestiti contribuiscono con circa il 22% al ripiano del deficit commerciale e
costituiscono circa l'8% del PIL.
Da considerare, inoltre, che c'è una vera e propria economia generata dalle
organizzazioni non governative che operano sul territorio.
I funzionari delle associazioni, spesso con stipendi o rimborsi principeschi,
vivono, nella capitale, a standard europei utilizzando auto costose e formando
vere e proprie colonie di nuovi bianchi completamente avulsi dal contesto capoverdiano.
Istruzione - Cultura
Istruzione
Non bisogna lasciarci ingannare dalle statistiche che dichiarano un tasso di
alfabetizzazione del 75% (nettamente superiore a quello di tutti i paesi africani).
Se è vero che tre quarti della popolazione sanno, a malapena, leggere e scrivere, è
anche vero che è frequentissimo il fenomeno dell'"analfabetismo di ritorno".
Dopo aver terminato l'insegnamento basico gratuito (viene fornito anche il pasto di
mezzogiorno) la maggior parte dei bambini non è in grado di continuare gli studi.
Dimentica così il poco di Portoghese e le nozioni apprese, non legge più e ritorna
ad esprimersi esclusivamente in kriolu.
La gravità di questa situazione sta nel fatto che, poiché il Portoghese è la lingua
ufficiale di Capo Verde, tutti gli atti e i documenti sono scritti in Portoghese,
una lingua che pochissimi sanno leggere o parlano.
L'unica università esistente a Capo Verde (a Praia) è a pagamento (e quindi riservata a pochi eletti) ed
è estremamente limitata nelle facoltà che propone ( www.unipiaget.cv ).
Cultura
È nel 1860 che sorge a Praia il primo Liceo di Capo Verde. Durerà pochi anni e
passerà il testimone a quello di Sao Nicolau (1866).
Bisogna aspettare poi il 1917 perchè nasca a Mindelo il liceo intitolato a Enrico
il Navigatore ed è proprio questa città a vedere, nel 1936, il fenomeno culturale
più vivo ed autentico che Capo Verde abbia mai avuto: Claridade.
Il giornale pubblicò solo nove numeri, sino al 1960, e si occupò di antropologia,
poesia, analisi culturali e sociologiche sul popolo capoverdiano. Non affrontò, è
vero (alcuni gliene fanno una colpa), problemi politici o i temi dell'indipendenza
ma propose scritti in creolo e si interrogò sulle proprie radici africane.
Tra gli scrittori dell'epoca possiamo ricordare Josè Barbosa, Manuel Lopes, Luis Romano,
Baltasar Lopes. Tra quelli di oggi Germano Almeida, Mario Fonseca, Josè L. Hopfer Almada.
Molti scrittori capoverdiani furono, e sono, anche poeti, essendo forse considerata
la poesia più adatta del racconto, ad esprimere sentimenti e stati d'animo.
Massimo poeta capoverdiano (e grande compositore di morna) è considerato Eugenio
Tavares (1867-1930)
Musica - Artigianato
Musica
Culturalmente, la ricchezza maggiore di Capo Verde è nella sua musica.
Il riconoscimento mondiale è avvenuto recentemente con la messe di premi e
riconoscimenti attribuiti a Cesaria Évora (Cizé per gli amici). Ma altrettanto
famosi, in patria, sono Tito Paris, Ildo Lobo, Vasco Martins, Paulino Vieira, Tony Lima,
Kodè di Dona, S.Lopi, Catchás, il gruppo dei Bulimundo, Zé di Nha Reinalda, il gruppo dei
Finaçon, Raul da Pina, Gil Semedo, Grace Évora, Bana, Bau, il gruppo dei Ferro Gaita, quello dei Pò di Terra, Tututa, Taninho,
Luis Morais, Travadihna, Nhô Raul Andrade, Teofilo Chantre, Dudu Araujo, Princesito, Djodje e altri. Per finire con le recentissime voci di Lura,
di Nancy Vieira, di Mariana Ramos, di Tcheka, di Mario Lucio
Sousa, di Kwala Gamal, di Mayra (la cui voce ricorda la nostra Mina) e di Suzana Lubrano.
A Capo Verde c'è sempre l'occasione di ascoltare musica. Un festival, una festa,
un bar, un ristorante, una strada (soprattutto a Mindelo): ogni luogo va bene per
improvvisare un po' di musica.
Di seguito, con il grosso rischio di incorrere in inesattezze, vi diamo un elenco
di generi musicali:
-"Morna"
Secondo qualcuno è nata a Boavista mischiando arie del "Fado" portoghese e altre
portate dai naviganti dell'ottocento.
Per molti è una musica triste, espressione stessa di quella sodade (nostalgia)
di cui paiono soffrire tutti i capoverdiani. Qualcun altro, nella tristezza di
base, sente una vena allegra "espressione della vita stessa: mai del tutto triste
o del tutto allegra: tristezza e allegria si alternano"
Viene solitamente suonata con "Violom" (chitarre a sei e a dieci corde) e da un
"kavakinhu" (chitarrino a quattro corde) e, a volte da un ottone solista.
Il termine Morna può indicare anche un tipo di poesia ma, più spesso, indica una
composizione poetica tradotta in musica.
-"Koladera"
Sorella della morna è più allegra e veloce. Spesso i due generi si fondono. Pare
contenere ritmi sudamericani.
Gli strumenti sono gli stessi usati per la morna.
-"Funanà"
Pare abbia avuto origine nell'isola di Santiago e, se non è così, è senz'altro a
Santiago che ha avuto la massima diffusione.
Si suona con la "Gaita" (piccola fisarmonica) accompagnata dal "
Féro" (una barra di
ferro su cui viene strofinata la lama di un coltello).
Il Funanà fu proibito dal regime coloniale con l'approvazione della Chiesa che
lo considerava una danza ostentatamente erotica.
Dopo il 1975 e l'indipendenza il Funanà è diventato quasi un simbolo per i
Capoverdiani e la base di molta musica moderna.
-"Batuku"
Anche questo è un genere musicale diffuso principalmente a Santiago.
Lo suonano gruppi di donne ("batukadera") battendo ritmicamente su un pezzo di panno
steso tra le ginocchia. Altre donne le accompagnano battendo le mani e la gente
danza, dimenando il corpo.
-"Finason"
Simile al Batuku per il ritmo e gli "strumenti", ne differisce in quanto genere
musicale-poetico.
Uno o due vocalisti recitano versi (spesso improvvisati) che raccontano i fatti
più diversi.
Spesso si tratta di storie correnti, di fatti privati, notizie di cronaca. Di
tutto un po', con buona pace della privacy, tanto adorata nei paesi industrializzati.
I due cantanti gareggiano in bravura sia per la voce che per i testi.
La gente ricorda i nomi delle batukadera più brave, anche se sono morte da tempo.
È un genere popolare e pertanto sta a mano a mano perdendo quella genuinità che
aveva in origine.
Artigianato
Artigianato, per il turista, vuol dire qualcosa da acquistare, da portare
a casa come prova del viaggio. Qualcosa da regalare agli amici o da conservare
come ricordo di un luogo straniero.
Capo Verde non è il posto dove troverete tutto a portata di mano.
Dovrete cercare nei mercati, nei negozietti (spesso senza insegna), con grande
perdita di tempo e dispendio di energie.
L'artigianato dell'arcipelago è, per lo più, di tipo famigliare; prodotto cioè per
l'uso quotidiano.
Vasi, cesti, oggetti in ceramica e in tessuto sono le prede più ambite.
I
Panos
, tessuti a telaio in strisce di circa quindici centimetri che poi vengono
unite, oltre a essere di difficile reperibilità sono anche molto cari, spesso proibitivi. Se la vostra meta è Santiago potete provare a cercarli al Centro de Apoio a Produçao Popular di Sao Domingos.
Se non avete avuto fortuna di trovare ciò che cercate, prima di tornare a casa ,
potrete sempre acquistare un
Uril
o
Ouril (il tipico gioco capoverdiano/africano),
una bottiglia di
grogue - grogu (distillato di canna)
o di
ponche - pòntchi (grogu + melassa o frutta)
, una bottiglia di
vino di Fogo
,
una piantina di
aloe vera
,
una marmellata artigianale di frutta tropicale, un cd musicale… o una scatoletta di tonno (il migliore è quello con la scatola rossa e i velieri)!
Nota: tutti gli articoli in legno, i batik, le bamboline di pezza, le collane
provengono dalla vicina Africa. Vi invitiamo a comprarli ugualmente: sono molto
belli e, spesso, di ottima qualità e… anche i senegalesi, che li vendono, devono
vivere…
Feste e Folclore
Feste
Le festività nazionali sono:
-1 gennaio - Anno Nuovo - Ano Novo - Giorno della Pace Mondiale - Dia Mundial da Paz
-13 gennaio - Giorno della Democrazia e della Libertà - Dia da Democrazia e Liberdade
-20 gennaio - Giorno degli Eroi Nazionali - Dia dos Heròis Nacionais
-1 maggio - Festa dei Lavoratori - Dia dos Trabalhadores
-5 luglio - Giorno dell'Indipendenza - Dia da Independencia
-15 agosto - Assunzione di Maria Vergine - Nossa Senhora da Graça
-1 novembre - Tutti i Santi - Dia de Todos os Santos
-25 dicembre - Natale - Natal
-Martedì Grasso - Tersa-feira Gorda - Carnevale - Carnaval (Il Carnevale più spettacolare è quello di Mindelo, seguito, in ordine di importanza, da quello di S. Nicolau. Recentemente Praia sta cercando di recuperare questa festa, anche a fini turistici.)
-Le Ceneri - Cinça - Mercoledì Grasso - Quarta-feira Gorda
-Venerdì Santo - Sexta-feira Santa
-Pasqua - Pascoa
-S. Patrono - Santo Padroeiro - ogni cittadina festeggia il suo patrono.
Numerosissime poi, e almeno altrettanto importanti, a Capo Verde, le feste legate ad altre ricorrenze cattoliche che spesso, nelle celebrazioni, conservano residui pagani.
Le feste più importanti che mantengono un riferimento religioso sono quelle del:
-3 maggio - Santa Cruz (S.Croce)
-13 giugno - Santo Antonio (S. Antonio)
-24 giugno - S. Joao (S. Giovanni Battista)
-29 giugno - S. Pedro (S. Pietro).
È in particolare a queste ricorrenze e al periodo tra l'8 dicembre (Immacolata Concezione) e il 20 gennaio (S.Sebastiano) che sono legati
fenomeni caratteristici del folclore e della tradizione capoverdiana e di cui gli abitanti vanno giustamente fieri:
quello della Tabanka e delle varie feste della Bandeiras.
Nel folclore potremmo ormai comprendere anche un fenomeno marcatamente storico come quello dei Rebelados o Rabelados.
Pieno titolo hanno poi assunto i moderni festival, un po' sparsi in tutte le isole.
I più famosi sono quelli di:
-Baia das Gatas -- S. Vicente - Festival di musica (il più famoso) il fine settimana di luna piena di agosto
-Gamboa - Praia - Santiago - Festival di musica - maggio (più o meno intorno al 19)
-Santa Maria - S. Maria - Sal- S. Maria - Festival di musica -15 settembre
-Mindelact - Mindelo - S. Vicente - Festival del Teatro - (di solito a settembre)
-Festival del Cinema - Sal/ Santiago/S.Vicente (non tutti gli anni, data incerta)
-Festival della Gastronomia - Praia - (non tutti gli anni, data incerta)
-FestiJazz - Praia e Mindelo - Festival del Jazz - (tra aprile e giugno)
Le feste e le ricorrenze specifiche delle varie isole che sono elencate nelle Guide delle singole isole.
Per informazioni, precisazioni e conferme contattare la "Camara Municipal" (Comune) relativa,
cercando alla pagina: Paginas Amarelas Cabo Verde
Folclore
Tabanka e Festa das Bandeiras
Il nome Tabanka è chiaramente di origine africana. In alcune parti della Guinea, significa "villaggio".
Oggi, a Capo Verde, identifica una associazione di mutuo aiuto con una cassa comune a cui tutti contribuiscono, in differente misura, in vista di avvenimenti da condividere quali, soprattutto, i battesimi (il primo battesimo, "guarda kabésa", quello che si fa in casa nell'attesa che avvenga quello in chiesa), i funerali e le feste annuali.
Ma Tabanka non è solo questo: è anche mistero e condivisione di credenze e usi comuni.
L'origine è, probabilmente, da ricercare, nel periodo immediatamente seguente al popolamento, nella provenienza degli schiavi, di etnie diverse, che si raggruppavano per gruppi omogenei di identità. Da questa fase alla confraternita o alla Tabanka, il passo è brevissimo.
Le feste rituali si svolgono tutte tra i giorni di Santa Cruz (3 maggio) e S. Pedro (29 giugno) e tra l'immacolata (8 dicembre) e S. Sebastiano (20 gennaio), quasi che bisognasse affrontare assieme, e assieme esorcizzarli, due dei momenti più difficili e incerti dell'anno, quelli da cui dipende la vita dell'isola e della gente.
Il primo periodo rappresenta il presunto ingresso nella stagione delle piogge ed è caratterizzato dalle speranze della gente. Il secondo rappresenta la fine delle piogge (o della speranza che piova, se le piogge non ci sono state), l'inizio del raccolto o della imminente carestia.
La celebrazione ha origini antiche e a qualcuno piace farla risalire alla consuetudine che, nel giorno di S. Cruz, permetteva agli schiavi di comportarsi come se fossero uomini liberi. In quel giorno organizzavano "cortei in cui sfilavano i loro re, regine, soldati, schiavi, i ballerini e potevano criticare apertamente ogni cosa….".
Nei rituali, accanto alla messa e alla processione si ritrovavano manifestazioni di strada, balli, musiche (accompagnate con rudimentali tamburi e conchiglie vuote).
La festa si trasformava in breve in una sorta di teatro di strada dove tutta la società era rappresentata e messa in ridicolo: il potere politico, i preti, i burocrati, i commercianti più noti.
Per tale ragione (e perché secondo la chiesa offendeva la morale), nel corso degli anni, queste manifestazioni furono ripetutamente proibite e, ancora nel 1895 il governatore di Praia non le permise.
La Tabanka si trova soprattutto a Santiago dove ancora oggi ha largo seguito, ma manifestazioni e feste importanti si svolgono anche nelle altre isole (le più famose a Fogo e a Brava).
Certamente, nel tempo, si sono sovrapposti aspetti religiosi, pagani, propiziatori per cui è difficile oggi dare della festa un resoconto uniforme, differenziata come è da isola a isola e da luogo a luogo
Il rituale è prestabilito, ma quasi mai comune a luoghi differenti: la preparazione del cibo, la messa, il furto del santo o della bandiera, il sacrificio, l'albero propiziatorio, la processione per i campi e la riconsegna della bandiera…
I protagonisti hanno un ruolo preciso: il re, la regina, il giudice, i soldati, la prigione, le ballerine (figlie del Santo), la Profeta…
La preparazione del cibo inizia nei giorni precedenti e continua sino al giorno di inizio della festa. Il giorno prima è di solito dedicato al Batuku ma la stessa preparazione del cibo, affidata alla direzione della Regina (di solito una donna esperta ed anziana), è una festa nella festa: si parla, si suona, si beve grogu e si lavora in allegria.
La messa segna l'inizio del giorno dei festeggiamenti. Segue il ratto (il furto) dell'insegna del Santo (di solito un drappo issato su un'asta - donde il nome di Bandeiras che la festa prende, a Fogo).
Spesso passano giorni prima che il "Santo" venga recuperato e venga poi riconsegnato al membro della Tabanka che quell'anno svolge la funzione di re.
Durante i giorni che passano dal ratto al recupero del Santo si svolgono cerimonie che comprendono vespri, litanie, canti, suoni e balli.
La fase più spettacolare è comunque quella che accompagna la riconsegna del Santo: il corteo sfila dalla chiesa alla casa del re, attraversando tutto il paese per la via più lunga. Ognuno recita la sua parte, come da tradizione o improvvisando, accompagnato da suoni di tamburi: ognuno ha il suo posto nel corteo. Dietro la folla di gente: coloro che sono venuti dai villaggi vicini, gli emigrati ritornati per l'occasione. Ai lati, invece, una serie di personaggi incontrollabili ("il disordine" ha detto qualcuno) che paiono improvvisare al momento: c'è l'accattone, il pazzo, lo storpio, la coppia che litiga….
Si termina con il ritorno, il giorno successivo, della processione verso la chiesa.
Intanto i ragazzini (e i grandi) hanno avuto via libera per la spogliazione del palo sacro che era stato ricoperto di frasche e di grandi pani sagomati, cucinati per l'occasione. In breve, tra suoni e danze, il palo è spogliato e la festa è veramente finita.
A Fogo è previsto anche un bagno purificatore del Santo (la Bandeira) in mare e una speciale benedizione in chiesa.
Una volta il re veniva scelto tra le persone più stimate, componenti della Tabanka.
Oggi, dopo la festa, chiunque può proporsi come Re, portabandiera (e finanziatore della festa), per l'anno successivo.
Rebelados o Rabelados
Sono il simbolo della resistenza capoverdiana al regime coloniale portoghese.
Anche se qualcuno fa risalire la loro origine agli schiavi fuggiaschi dei secoli passati (vadius, storpiato in Badiu), in realtà il fenomeno dei Rebelados (o Rabelados) ha visto la luce intorno agli anni '40 dello scorso secolo ed è nato in opposizione alle nuove regole introdotte con l'arrivo dei frati della Congregazione dello Spirito Santo.
Alla proibizione di praticare certi riti religiosi e popolari, una parte della popolazione di ribellò mettendosi fuori dalle regole ecclesiali.
Successivamente perseguitati anche dall'ordine coloniale portoghese, alleato della chiesa, che vedeva in questi
"non allineati" un pericolo per l'ordine costituito, si rifugiarono tra le montagne nell'interno dell'isola,
soprattutto tra quelle del distretto di Tarrafal, nella zona intorno a
Espinho Branco (Spinhu Branku)
.
Potremmo forse a questo punto ammettere che, idealmente, il serbatoio umano da cui sono nati Rabelados è quello dei Badiu, passando per la fase degli Increntes.
Per essere chiari, in epoche diverse e successive: Badiu in opposizione allo schiavismo, Increntes in opposizione alla Chiesa, Rabelados in opposizione al potere coloniale.
Diffidenti con i turisti, ma anche con ogni sconosciuto, hanno dato adito a un numero infinito di notizie che, a questo punto non si sa più se veritiere o diffuse ad arte per prendere in giro i curiosi.
Se incontrerete i Rabelados, comunque, non vi daranno la mano, non vi diranno il loro nome, fingeranno di non capire il portoghese e richiameranno i loro bambini, quando questi si metteranno in posa per farsi fotografare. Se farete domande alle donne vi rinvieranno agli uomini per la risposta e gli uomini vi rinvieranno ai vecchi.
La vita del Rebelado è limitata da quello che vede e da quello che conosce. Il suo mondo è il territorio dove è nato e vive: Praia, le altre isole, l'Europa e l'America non lo interessano.
Sicuri, come siamo, di mischiare verità e leggenda elenchiamo, di seguito, quelle che sarebbero (o sarebbero state) le caratteristiche di questa popolazione:
-vivono in capanne di paglia (funku), senza luce, senza acqua, con il pavimento in terra battuta
-percorrono lunghe distanze per praticare i loro culti il sabato e la domenica,
-il sabato e la domenica non lavorano, digiunano e non mangiano se non dopo le tre di pomeriggio,
-non bevono alcolici, non fumano, non mangiano carne,
-vivono fuori dal tempo, non ascoltano la radio, né guardano la televisione che considerano opera del diavolo,
-rifiutano i trattamenti medici e si curano con la medicina tradizionale riportata su una sorta di "Lunario Perpetuo",
-rifiutano anche il prelievo del sangue, i vaccini e gli oggetti in metallo (anche le croci) perché di metallo erano i chiodi della crocifissione,
-risolvono i problemi e le diatribe quotidiane ricorrendo alla saggezza contenuta nella Bibbia e nei Proverbi di Salomone,
-custodiscono con cura la bandiera di Capo Verde che, dicono, A. Cabral aveva con sé il giorno in cui è stata dichiarata l'indipendenza (dimenticando che A. Cabral è morto prima di quel giorno!),
-sono organizzati in confraternite e conservano alcuni libri guida religiosi, tra cui il Reliquario Angelico di Mons. Joaquim Silva Serrano e
il Livro de Sam Cipriano. Il capo della comunità di Espinho Branco (Spinhu Branku)
, Nho Agostinho (morto a dicembre 2006), nel 2005, ne citava diciannove. tra cui: La Pratica Monumentale, Missione Abbreviata,
Ora Pietà, Bibbia Infanzia,
Pastore del Vangelo, Conflitto di tutto il Secolo, Stampa del Cielo, Proverbi di Salomone,
Maestro di Vita, Predicazione Evamgelica e Dottrina Cristiana.
Ma i giovani male accettano questo modo di vivere, soprattutto in un periodo in cui non esistono più né emarginazione né persecuzioni. La realtà dei Rabelados,
ormai qualche centinaio di persone, con il loro modo di vivere, ha i giorni contati.
In questi ultimi anni una splendida iniziativa dell'artista plastica
Misá
mira al recupero delle tradizioni e, nello
stesso tempo all'apertura dei Rabelados verso il mondo esterno. Il "veicolo" con cui Misá intende agire è quello artistico: attraverso
la promozione dei talenti dei giovani e il recupero della tradizione.
(per una breve ma esauriente trattazione dell'argomento Tabanka e Rabelados, suggeriamo di leggere: Hora de bai - A. M. Sobrero - Ed. Argo 1998)
Preparare il Viaggio
Il Viaggio – Trip
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